Dagli anni settanta, l’Italia si deve confrontare con le pesanti ricadute ambientali dell’industrializzazione.
Nel 1973, per esempio, sul Corriere della Sera si legge: “Una nuova minaccia nell’Italia dei veleni”: la capacità di raffinazione petrolifera per persona è tra le più alte al mondo; la metà della produzione nazionale viene esportata. È una attività poco redditizia per via degli elevati costi di depurazione richiesti; mentre in Italia «l’industria può avere facili utili perché è affrancata da ogni pedaggio della pubblica salute». La protezione dell’ambiente e della salute, lo smaltimento di scorie, la dispersione nell’aria o nelle acque di sostanze nocive entrano sulla scena in modo dirompente in questi anni. È l’inevitabile conseguenza dell’industrializzazione accelerata e la constatazione dei danni causati, in molte aree del paese, da una rapida espansione produttiva, sostanzialmente priva di limitazioni.
Un’indagine sanitaria in una zona particolarmente esposta alla grande industria in Sicilia mostra frequentissime irritazioni delle vie respiratorie, crisi asmatiche precoci tra i bambini, dermatiti e congiuntiviti, causate dalle sostanze nocive, pulviscoli e particelle presenti nell’aria; ma un piano antinquinamento proposto dalle istituzioni locali non passa le prime soglie della discussione. L’accresciuta sensibilità per l’ambiente si pone in drammatica contrapposizione con le tematiche dell’occupazione, provocando fratture e tensioni nelle comunità coinvolte e mettendo le associazioni dei lavoratori davanti a scelte difficili. Anche perché, in molti casi, gli imprenditori non esitano a minacciare licenziamenti di fronte a vincoli di natura ambientale; se non altro, per meglio negoziare benefici e sussidi pubblici.
La legislazione in materia procede tra mille difficoltà, quasi solo al seguito di grandi tragedie (il Vajont, l’alluvione di Firenze, la nube tossica di Seveso per citarne solo alcuni). Per progressi più sistematici ci vorrà una crescente mobilitazione civile e uno sforzo coordinato attraverso il passaggio di varie direttive europee.
Articolo tratto dal Libro “Destinazione Euro – Politica e finanza in Italia dal “miracolo” a Maastricht, 1957-1992” di Francesco Giordano.
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Destinazione Euro, Donzelli editore