Il 1963 è un anno difficile: gli anni fecondi del miracolo economico sono giunti al termine. Ma gli italiani si scoprono più agiati e lo mostrano nei loro consumi. Nota la rivista britannica «The Economist»: «Sotto pressione dell’incremento salariale, la domanda di beni di consumo è cresciuta del 16%, questa domanda ha trascinato una ondata di importazioni, particolarmente di prodotti come la carne, che gli italiani hanno cominciato a mangiare così come fanno in ogni paese quelli che guadagnano buoni salari, e le automobili, di cui prevedibilmente gli italiani hanno cominciato ad andare pazzi».

Nel commentare il rapido deterioramento della bilancia commerciale il ministro del Commercio con l’estero evidenzia l’importante contributo negativo dato dalla bilancia agricola. Il ministro conclude che la situazione non permette una significativa riduzione delle importazioni, guidate da burro e carne oltre che dallo zucchero, data la pessima annata: «le importazioni di prodotti alimentari costituiscono oramai un fenomeno patologico del nostro sistema agricolo.

È dunque la crisi delle campagne […] la principale causa del disavanzo della bilancia commerciale». Numerosi i tentativi di sostenere il settore – spesso inefficaci perché spreconi, politicamente collusi e quindi deludenti nei risultati. Ma la necessità di un’agricoltura florida è chiara fin da allora.
Articolo tratto dal Libro “Destinazione Euro – Politica e finanza in Italia dal “miracolo” a Maastricht, 1957-1992” di Francesco Giordano.

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Destinazione Euro, Donzelli editore

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