Alla fine del miracolo economico, con gli anni sessanta, viene meno l’ottimismo di uno sviluppo economico senza interruzioni. Un ottimismo che, per un periodo, ha contagiato anche l’industria pubblica, che è stata senza dubbio un motore importante durante il miracolo. Le holding pubbliche come l’Iri o l’Eni hanno all’attivo prestigiosi successi: l’autostrada del Sole, costruita a tempo di record, la stessa RAI, il polo siderurgico di Taranto all’epoca considerato all’avanguardia, la cantieristica – sono famosi i transatlantici Michelangelo e Raffaello – nonché le auto dell’Alfa Romeo, pure di produzione Iri, e lo sviluppo delle telecomunicazioni con la Stet. Al suo massimo, l’IRI da lavoro a 800mila persone. In un clima tutt’altro che ostile, tuttavia, emergono progressivamente pesanti vulnerabilità: risultati economici deludenti che si trasformano rapidamente in voragini nei bilanci, investimenti industriali guidati da logiche opache, l’invasività della politica con nomine manageriali orientate dai partiti, a volte senza le minime competenze di base. Quando il clima esterno si fa più difficile – con la crisi petrolifera, la concorrenza dei paesi emergenti – il dissesto della grande impresa colpisce in modo profondo la siderurgia, la chimica, l’auto, peggiorano le prospettive occupazionali e sono richieste costose e tardive ristrutturazioni. Con la crisi si disperde anche parte del patrimonio industriale che indubbiamente c’era – nella stessa Italsider, nella Montedison, nell’Ansaldo, in alcuni comparti all’avanguardia della meccanica di precisione o nell’automazione. Resta l’impressione che l’intervento pubblico nell’economia non è un male in sé: ma perché sia efficace vanno disegnati con precisione i limiti di ogni intervento, le risorse che gli si vogliono dedicare. E la sua gestione va affidata a chi ha competenze ed esperienze specifiche, evitando nomine puramente politiche: è purtroppo una combinazione molto difficile da realizzare.
Articolo tratto dal Libro “Destinazione Euro – Politica e finanza in Italia dal “miracolo” a Maastricht, 1957-1992” di Francesco Giordano.
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Destinazione Euro, Donzelli editore