Ambiziosissimi progetti – faraonici, si potrebbe dire – per lo sviluppo del Sud: slegati dalle realtà locali, ignari delle condizioni di partenza e privi di una chiara visione sulle scelte tecnologiche. E sempre molto friabili a torbide connessioni.
È, purtroppo, la storia di molti tentativi di rilancio dell’economia meridionale, che pure ha tante risorse ed un infinito potenziale. Tra queste, l’espansone industriale negli anni sessanta e settanta. Un’espansione resa possibile dai sussidi dello Stato e dall’accesso privilegiato ai canali creditizi, grazie alle protezioni politiche. Tra i più eclatanti è il caso della chimica di base dove, con Sir-Rubianca e Liquichimica-Liquigas, si dà vita a piani di espansione produttiva di dimensioni colossali.
Nel caso della Sir, ne è padrone e promotore Rovelli: tipico self-made man del dopoguerra, detto il «Clark Gable della Brianza» per la somiglianza con l’attore americano, noto ai rotocalchi (partecipa alle Olimpiadi nel Bob a quattro e regolarmente alla Mille Miglia), gode di rapporti stretti e privilegiati con molti politici di primo piano, in prevalenza democristiani.
Imprenditore da pochi capitali e molti debiti, stabilisce relazioni strette e continuative con alcune banche. La dimensione degli impianti cresce vertiginosamente con importanti investimenti, in aree quali le materie plastiche, il pvc, il polistirolo. Tra il 1963 e il 1971, gli impianti situati nel Mezzogiorno passano da 6 a 209, su un totale di 249, svolgendo un ruolo decisivo nel rapido sviluppo del gruppo. Il polo di Porto Torres arriva a rappresentare oltre il 75% del fatturato del gruppo, che passa dai 28 ai 171 miliardi. Per la Sardegna l’impatto è dirompente: si accelera l’abbandono delle campagne, con una significativa urbanizzazione, per la quale nella provincia di Sassari in pochi anni arriva a risiedere in tre soli centri – Alghero, Porto Torres e Sassari – circa metà dei residenti. Nel 1977 deflagra la crisi: il grado di indebitamento della Sir diviene insostenibile; il 2 dicembre sono emessi avvisi di reato per Rovelli.
Il «Corriere della Sera» scrive: «dopo quasi vent’anni Rovelli è a capo di un impero schiacciato da debiti; il gigante industriale si è ingrandito grazie a miliardi “facili” offerti a chi si avventurava in iniziative industriali al Sud, […] un capolavoro di “clientelismo”»; l’articolo definisce Rovelli un «vero mago» nella capacità di accaparrarsi finanziamenti pubblici. L’epilogo, in fondo molto prevedibile, è un salvataggio da parte delle banche, che, a loro volta, richiedono un ingente trasferimento di fondi da parte dello Stato. Sarà utile capire che salvaguardie si intendono mettere in piedi per evitare che, in altri ambiti, le progettualità attuali non incorrano in simili epiloghi.