Sindona, baffi finti e ventresca di tonno: il falso rapito al tavolo del Gourmanda

(Articolo tratto dal Libro “Il metodo Sindona – Splendore e crollo di un banchiere che si fa assassino”).

Mentre i giornali parlano del suo misterioso rapimento, Sindona dunque è libero. I giustizieri proletari non esistono. Nessuno lo aveva prelevato contro la sua volontà; aveva lasciato l’Hotel Pierre di New York a piedi, da solo (come scoperto, quasi subito, dall’Fbi). Racconterà lui stesso: «Il 2 agosto 1979 lasciai New York con barba e baffi finti, con un passaporto a nome di Joseph Bonamico, prendemmo il volo 740 della Twa per Vienna e là un’amica doveva portarci in auto attraverso il Brennero. Le guardie doganali erano amici massonici».

Non si sa perché, per arrivare in Sicilia, sceglie invece un giro più tortuoso. Da Vienna va ad Atene; poi il traghetto Patrasso – Brindisi. Infine, per vie labirintiche, arriva in una casa palermitana in piazza Diodoro Siculo, da amici massoni. Dopo qualche giorno lo raggiunge l’amico americano; Jo Gambino, nipote di un boss di Cosa nostra d’oltreoceano a sua volta imparentato con i più influenti mafiosi palermitani. Nel viaggio in Sicilia Jo si fa accompagnare da Mixie Ritz, esplosiva bionda americana – sarà definita fidanzata, hostess, ex cantante, spogliarellista… Palermo? Le chiederanno. «A wonderful city». Risiede col boss nel rinomato, se un po’ decadente Hotel Villa Igea. Palmizi, sfarzo, cene in ristoranti memorabili: «Il Charleston» di Mondello, il «Gourmanda» in pieno centro…

Tutto perfetto, se non fosse per quel signore che li accompagna ovunque, con gli abiti scuri, pesanti, l’aria funerea e l’incessante parlantina. Il suo nome è Jo Bonamico, ma tutti lo chiamano «don Michele». A capotavola, con occhiali scuri anche di notte. Mixie non guarda la Tv italiana: altrimenti si sarebbe forse accorta che la faccia di don Michele, in versione sbarbata, appare quasi ogni sera al telegiornale.

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