(Articolo tratto dal Libro “Il metodo Sindona – Splendore e crollo di un banchiere che si fa assassino”).

L’uomo incaricato del delitto Ambrosoli è lo stesso che per conto di Sindona aveva appiccato il fuoco alla porta del banchiere Enrico Cuccia qualche mese prima: un mafioso italo-americano con rango di gregario e di killer. Si chiama William Joseph Aricò; nell’ambiente è noto come il grande Bill, data la mole. O Bill lo Sterminatore, non tanto per l’attuale professione, quanto perché in gioventù si era dedicato alla vendita porta a porta, nei quartieri poveri di New York, di una polvere per sterminare topi e scarafaggi: polvere di cianuro (la si tenga a mente, la sostanza). Arriva a Milano l’8 luglio 1979, soggiornando all’Hotel Splendid, dove presenta un falso passaporto intestato a Robert McGovern.

Già all’indomani del delitto si imbarca sul volo 843 della Twa, destinazione New York. Qualche anno dopo, arrestato per rapina, evaso, di nuovo dietro le sbarre, troveranno a casa della figlia armi, appunti e mappe della zona. Confessa l’omicidio Ambrosoli e fa il nome di Sindona come mandante. «Il Signor Aricò disse che si era incontrato con i sigg. Sindona e Robert Venetucci in un ristorante di Staten Island, ny, che si chiama Conca d’oro. Il sig. Sindona aveva detto a lui e Venetucci che le minacce contro il sig. Ambrosoli in Italia non avevano funzionato».

Aricò non potrà più essere ascoltato, né estradato: il 19 febbraio 1984, tenta una strana evasione dal carcere – il Metropolitan Correctional Center di New York – con un suo compagno di cella narcotrafficante. Una fuga da film: sega le sbarre della cella e, nella notte, si cala dal nono piano con lenzuoli legati a formare una lunga corda; viene visto, è circondato dalle guardie; non si sa se si lascia andare o se i lenzuoli cedono. Fatto sta che precipita, schiantandosi nel cortile sottostante. Non sopravvive (è gravemente ferito, ma si salva invece il compagno).

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