Il veleno nel caffè in cella: Pisciotta e Sindona

(Articolo tratto dal Libro “Il metodo Sindona – Splendore e crollo di un banchiere che si fa assassino”).
Appena Sindona atterra in Italia dopo l’estradizione dagli Stati Uniti molti giornali scrivono: Pisciotta, Pisciotta… Anche le forze dell’ordine temono un nuovo caso Pisciotta. Persino Sindona menziona Pisciotta in varie lettere e interviste. In una commenta: “Recentemente un imbecille ha scritto di me […] che sarebbe un peccato se, come con Pisciotta, mi dessero in prigione il caffè avvelenato perché non potrei più trascinare con me i filistei”.

Gaspare Pisciotta era un bandito legato alla banda di Salvatore Giuliano – l’autore della strage di Portella della Ginestra in cui undici contadini restano uccisi e altri feriti mentre celebrano la Festa del lavoro il 1° maggio 1947: protestano per le disumane condizioni di vita dei braccianti e per la vastità di terre abbandonate, ma inaccessibili nelle mani di notabili latifondisti.
Qualche anno dopo, Pisciotta è chiuso nel carcere dell’Ucciardone. Sembra pentito, fa dichiarazioni, non sempre credibili in una vicenda dalle mille versioni, con sentenze che dicono, altre che contraddicono. Pisciotta punta il dito sui politici e i tremori arrivano fino a Roma: chi ha armato il bandito Giuliano, chi ne ha coperto le malefatte e più tardi chi lo ha tradito e fatto uccidere? Insomma, Pisciotta potrebbe rivelare interessanti retroscena. Ma non lo farà: un caffè avvelenato pone prematuramente fine ai suoi giorni. “Cretinerie, io non ho filistei da trascinare” conclude Sindona.

In un’intervista, il noto giornalista Enzo Biagi, lo aveva provocato: ma insomma “muoia Sansone con tutti i filistei”, con la prospettiva di una vita in carcere, perché non raccontare le vere vicende? Molto sindoniana la risposta: di quelle che non si capisce se riflettano la sua intima propensione per l’omertà o se sono un disperato messaggio per tranquillizzare i vecchi, e pericolosi, alleati. Un po’ e un po’, probabilmente. La fine è nota: Sindona nel carcere di Voghera farà la stessa fine di Pisciotta.

Ma il veleno è diverso: stricnina – incolore e insapore – per Pisciotta, cianuro – amaro e maleodorante – per Sindona. Storie simili, ma cause diverse? Se ne riparlerà.

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