Il 24 marzo 1979, un magistrato romano spicca un mandato di arresto nei confronti del governatore della Banca d’Italia Baffi e del vicedirettore e capo della Vigilanza Sarcinelli. L’attacco alla banca centrale rappresenta, dirà Baffi: «una ritorsione da parte del complesso politico-affaristico-giudiziario». Per Sarcinelli si aprono le porte di Regina Coeli. Il governatore evita il carcere solo per l’età avanzata. Il provvedimento riguarda un rapporto ispettivo della Banca d’Italia sul Credito industriale sardo in connessione con la crisi dell’istituto causata dai finanziamenti alla Sir, un conglomerato chimico, cresciuto a dismisura negli anni precedenti grazie ai finanziamenti pubblici, di cui fa un uso spesso truffaldino. L’accusa (che risulterà del tutto inconsistente un paio d’anni dopo): il rapporto non sarebbe stato comunicato ai giudici in tempo.
Al momento in cui viene spiccato, l’ordine di arresto provoca un diffuso clamore. Ma in realtà, sottotraccia, i tentativi di intimidazione dei vertici della banca centrale sono in atto già da parecchi mesi. Lo documenta un diario redatto dallo stesso Baffi. È forse la prolungata persecuzione, più ancora della richiesta di arresto in sé, la chiave di lettura degli eventi: depotenziare un’istituzione che, in questo periodo, nel ruolo di supervisione del sistema bancario, mostra rigore, indipendenza e impermeabilità alle influenze politiche. Scrive Baffi, per esempio: «Chiedono con una incredibile insistenza, di approvare la sistemazione del debito di palazzinari romani». Il magistrato che emette gli ordini di cattura ammette, in una conversazione con i giornalisti, la natura di ritorsione politica degli interventi. Numerosi gli attestati di solidarietà. Tra i tanti, un volantino sindacale della filiale di Lecce della stessa Banca d’Italia: «Baffi e Sarcinelli si sono fatti personalmente promotori del nuovo corso seguito dalla ‘Vigilanza’ in questi ultimi anni. L’attacco nei loro confronti è avvenuto nel momento in cui l’intervento della Banca d’Italia nel sistema creditizio si è fatto particolarmente incisivo […] a carico di istituti di credito ritenuti intoccabili». Pochi mesi dopo il New York Times scrive: “Baffi governatore onorario (avendo lasciato il ruolo ad agosto) siede in un ufficio con un magnifico quadro del quindicesimo secolo che rappresenta San Sebastiano che sorride serafico mentre i soldati romani lo trafiggono con le frecce. ‘È esattamente come mi sento’, ha detto”.
Articolo tratto dal Libro “Destinazione Euro – Politica e finanza in Italia dal “miracolo” a Maastricht, 1957-1992” di Francesco Giordano.
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Destinazione Euro, Donzelli editore