A fine anni ottanta si riavvia il percorso verso l’unione monetaria europea: un comitato di studio sul tema, diretto da Jacques Delors, produce una serie di raccomandazioni e presenta le tappe per l’unificazione monetaria. È subito chiaro che l’unione monetaria rappresenti un salto di qualità: negli anni precedenti non erano mancati importanti passi in avanti anche in materie difficili. Ma la rinuncia alla moneta nazionale è tutta un’altra cosa. Risulta, tra l’altro, particolarmente traumatica per la Germania, dove la stabilità del marco tedesco è elevata alla stregua di un patrimonio nazionale ed è consacrata nella Costituzione. Non poco problematico quindi progettare un’unione con valute, come la lira italiana, ma lo stesso franco francese, che nei precedenti quindici anni avevano mostrato prolungati periodi di turbolenza e significative svalutazioni. A cambiare il clima in senso favorevole contribuiscono i profondi cambiamenti che avvengono a Est con le riforme di Gorbačëv, l’apertura – e successiva dissoluzione – dell’Unione Sovietica, le inarrestabili svolte democratiche ed economiche dei paesi del Patto di Varsavia; si aprono nuovi scenari che culminano nel novembre 1989 con la caduta del Muro di Berlino. Da subito, la prospettiva di una riunificazione tedesca ottiene un consenso quasi generale, ma genera anche una diffusa preoccupazione: una nuova Germania concentrata sulle sfide dell’unificazione potrebbe divenire più isolata, meno orientata a confrontarsi con l’esterno; potrebbero deragliare gli sforzi di molti decenni per l’integrazione tra i paesi europei. Un salto in avanti verso l’unione monetaria assume una nuova attrattiva: per i paesi europei, con il fine di scongiurare l’isolamento tedesco; per la Germania, per rassicurare i paesi circostanti sull’impegno europeista e garantire il supporto alla riunificazione. Ci si muove quindi con inusuale speditezza: due anni dopo la caduta del muro, alla fine del 1991, vengono stipulati gli accordi per l’implementazione della moneta unica, poi formalmente approvati con il Trattato di Maastricht, firmato nel febbraio del 1992. Le turbolenze del mondo rendono davvero difficile oggi pensare a un continente europeo che non abbia una valuta comune.

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