Un recente libro (Fubini, L’oro della patria) ricostruisce i drammatici giorni del 1943, quando i nazisti che occupano Roma decidono di trafugare le riserve d’oro della Banca d’Italia. È un momento particolarmente umiliante per il paese. Con la memoria ancora fresca, si immagini il clima, trent’anni dopo, quando la Banca d’Italia cede le riserve auree nazionali alla sua corrispondente tedesca, la Bundesbank. Lo fa volontariamente, sia pure controvoglia, ma quali sono le alternative? Il crollo della valuta italiana, la lira, è inarrestabile e dirompente, le riserve valutarie ormai così risicate, che un prestito internazionale è divenuto inevitabile. Ci si rivolge alla Comunità europea, e pure al Fondo monetario, ma mica basta: «l’opera di diversificazione degli strumenti finanziari veniva completata attraverso un’operazione di credito bilaterale con la banca centrale della Germania federale.

In corrispondenza di un deposito di 2 miliardi di dollari presso la Banca d’Italia, con scadenza semestrale rinnovabile per due anni, veniva vincolato oro a favore della Bundesbank a garanzia» scrive il governatore. Il cancelliere tedesco Schmidt rilascia dichiarazioni rassicuranti. «solo una cifra relativamente modesta in oro verrà depositata […] non vogliamo certo trasferire l’oro italiano nella nostra banca». Cortese da parte sua, ma ciò non impedisce agli osservatori domestici e internazionali di commentare che si tratta di una circostanza particolarmente spiacevole per il paese. Dopo una manovra di politica economica molto aggressiva, la situazione migliora: circa un anno dopo, nel marzo 1975, viene deciso, alla prima scadenza tecnica, di rimborsare un quarto del prestito Bundesbank, ottenendo lo svincolo della quota corrispondente di oro. Ma nel 1976, la situazione precipita di nuovo: il «Financial Times» commenta: «Detto crudamente, l’Italia non è al momento vicina alla bancarotta, è già tecnicamente in bancarotta; […] in effetti, il ciclo economico stop-go è divenuto stop-stop, l’unica eccezione essendo il deficit pubblico, che appare quasi totalmente fuori controllo».

L’Italia torna al tavolo negoziale per altre linee di credito internazionali, tra cui il ripristino all’importo iniziale del deposito della Bundesbank (e pure un finanziamento da parte della Federal Reserve americana). Che dire: le crisi è meglio prevenirle che curarle.

Articolo tratto dal Libro “Destinazione Euro – Politica e finanza in Italia dal “miracolo” a Maastricht, 1957-1992” di Francesco Giordano.

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Destinazione Euro, Donzelli editore

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