Cinquant’anni fa, a metà maggio del 1974, si tiene il referendum sul divorzio. La legge che permette lo scioglimento del matrimonio era stata approvata solo nel 1970, dopo un lunghissimo e controverso iter – le prime proposte risalivano a oltre dieci anni prima.
 
Il divorzio è già previsto in tutti i grandi paesi europei, e in Italia sono già migliaia le coppie separate. Migliaia anche quelle nuove, formatesi dopo le separazioni e per questo impossibilitate a regolarizzare la propria posizione. Enormi i disagi e le discriminazioni, per le eredità, per i figli, per temi come la salute etc. Il voto sul divorzio mostra un Parlamento fortemente diviso.
 
Alla Camera: 325 voti favorevoli e 283 contrari con da una parte la sinistra e i partiti laici, compresi i liberali, e dall’altra la Dc, isolata, con il solo supporto di monarchici e neofascisti del Msi. Nonostante il divorzio goda di un ampio supporto popolare, che appare ampiamente maggioritario nel paese, la Dc pretende che si approvi contestualmente la legge sul referendum popolare abrogativo, che è previsto dalla Costituzione, ma dopo due decenni è ancora privo della legislazione attuativa.
 
Alcune associazioni raccolgono rapidamente le firme necessarie e una prima data per il referendum è fissata per la primavera del 1972. Risulta vana la spasmodica ricerca di un accordo legislativo che eviti un referendum che nessuno vuole davvero, in quanto fortemente divisivo. La consultazione popolare si terrà solo nel 1974, dopo una lunga e rissosa campagna.
 
Tra i più attivi sostenitori del referendum, Fanfani, vecchio leader, di recente tornato segretario del partito: durante la campagna elettorale alza i toni e trasforma il referendum in una battaglia culturale epocale tra visioni distanti e incompatibili. È rimasta famosa la sua frase durante un comizio a Caltanissetta – in realtà quasi profetica, volta a provocare turbamento tra i contadini siciliani a cui è rivolta: «Volete il divorzio, allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva». In aggiunta Fanfani non esita ad esercitare pressioni su imprese e banche per ottenere finanziamenti a sostegno della campagna elettorale.
 
Il referendum per l’abrogazione si tiene il 12 e 13 maggio 1974. Dei 19 milioni di elettori (su 33 milioni aventi diritto) il 59% si esprime contro l’abrogazione. Usando la notoria crudeltà linguistica dei romani, riferendosi alla minuta statura del leader democristiano, una scritta appare sui muri della capitale: «Nano zero – Masse uno».

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